Dopo il terremoto che ha colpito il Centro Italia il 24 agosto scorso, è sempre più urgente varare un piano nazionale di messa in sicurezza del territorio, nonché del suo patrimonio immobiliare, pubblico e privato. Il tempo della procrastinazione è finito e deve lasciare spazio – seppur in ritardo – a quello della prevenzione. Così l’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori edili, ha messo a punto un progetto che riesca a mettere in sicurezza l’Italia, così da resistere più efficacemente alle future calamità naturali. La prevenzione si fa con risorse economiche sicure (e rinnovate nel tempo) che permettano di intervenire subito nelle aree a più alto rischio sismico. Il premier Matteo Renzi ha lanciato Casa Italia, un piano di prevenzione a lungo termine e di respiro nazionale e l’Ance ha accolto l’appello fornendo misure operative, fiscali e costruttive: vediamole nel dettaglio.
In primis, una detrazione fiscale del 100% per il costo della diagnosti statica (pratica obbligatoria) per tutti quegli edifici (privati o pubblici che siano) situati nelle zone a maggior rischio. Poi, un bonus contributivo del 65% per singole unità abitative e condomini che riduca i tempi attuali (10 anni) di recupero dell’ingente esborso iniziale per lavori di adeguamento sismico. L’Ance si è premurata di delimitare l’area di intervento primario: i costruttori parlano di 5,7 milioni di edifici totali. In più l’Associazione di categoria ha fissato un termine massimo per la messa in sicurezza: massimo dieci anni per le costruzioni in zona 1 e massimo 20 per quelle in zona 2. In caso non si ottemperasse, l’Ance propone di punire l’inadempienza con sanzioni quali la non cedibilità dell’immobile e la perdita dell’agibilità. Inoltre, viene avanzata l’idea di un’assicurazione obbligatoria contro il rischio di calamità naturali.