“Costruisci il tuo futuro insieme a noi”. È il motto della Scuola Edile di Bergamo che dal 1983 orienta, forma e addestra gli operatori dell’edilizia. Gli alunni? Di tutte le età: “Si va dai ragazzi di 15-16 anni a lavoratori adulti”, racconta Fabrizio Plebani, direttore generale dell’istituto, che aggiunge: “Stiamo puntando molto sulla formazione continua, considerando la fase di profonda transizione e trasformazione che sta vivendo l’edilizia”. Ecco come si costruisce il futuro del settore…
Domanda. Direttore Plebani, ci presenti la Scuola Edile di Bergamo.
Risposta. Fondata nel 1983 dall’Aceb – ora Ance Bergamo, l’Associazione dei costruttori edili – e dai sindacati dei lavoratori edili di Bergamo (Feneal, Filca, Fillea), è un ente che eroga servizi di orientamento, formazione e addestramento professionale, nonché punto di riferimento per il mondo dell’edilizia italiana.
D. Chi sono i suoi alunni?
R.Si va dai ragazzi dai 14 ai 17 anni, che compiono un percorso triennale per la qualifica di operatore edili, a operai-lavoratori adulti, che vengono qui a formarsi sui temi della sicurezza sul lavoro (formazione che eroghiamo insieme con il Cpta artigiano), dell’innovazione e della formazione professionale. Ultimamente ci siamo aperti anche ai liberi professionisti del settore edile (che rappresentano circa il 15% del totale).
D. Cosa offrite loro?
R. Ci contraddistingue la qualità della formazione e la particolare attenzione alle attività pratiche. Stiamo puntando molto sulla formazione continua, considerando la fase di profonda transizione e trasformazione che sta vivendo l’edilizia. Perciò la Scuola Edile cerca di accompagnare le imprese e i lavoratori nell’acquisire competenze nuove e aggiornate così da far fronte alle richieste del mercato di oggi.
D. Una parentesi: la componente straniera è in aumento?
R. No, direi che è stabile: gli stranieri rappresentano circa il 10% dei nostri utenti.
D. La metamorfosi è in atto. Come il cambiamento dei sistemi costruttivi ha trasformato, di rimbalzo, il vostro lavoro di formatori?
R. Da una parte abbiamo cambiato e ampliato l’offerta formativa rivolta essenzialmente agli operai. Giusto l’anno scorso, insieme a partner qualificati, abbiamo iniziato a erogare formazione relativa ai sistemi a cappotto e a quelli a secco in cartongesso. Dall’altra stiamo andando a cercare di costruire ragionamenti più di filiera. Dall’altra ancora, abbiamo ampliato la gamma dei servizi offerti ad imprese e lavoratori.
D. Entriamo nel merito.
R. Ci dedichiamo anche agli altri soggetti – oltre gli operai – che intervengono nel processo edilizio, non ultimi i professionisti. Grazie a convenzioni con gli ordini bergamaschi di architetti e ingegneri eroghiamo formazione di qualità sia per quanto concerne la tematica dell’acustica, sia quella dell’efficienza energetica e sia – last but not least – quello della digitalizzazione del lavoro in cantiere.
D. In questo panorama, qual è la difficoltà maggiore per un formatore?
R. La criticità è quella di trovarci in una situazione di crisi che dura da molto tempo e che ha trasformato – e continuerà a farlo – sia l’impresa che i lavoratori. Dobbiamo essere lungimiranti e cogliere in anticipo quali saranno i trend del mercato delle costruzioni del futuro.
D. Bioedilizia e risparmio energetico sono i nuovi dogmi del settore.
R. Ma per noi non rappresentano una novità: da circa 10 anni ci occupiamo di efficienza energetica e lo facciamo con una partnership con Anit (l’Associazione Nazionale Isolamento Termico e Acustico); con loro abbiamo realizzato eventi e lezioni seminariali e formative volti a professionisti quali geometri e lavoratori d’impresa. È chiaro che la tecnologia va avanti – e lo fa anche molto velocemente – e bisogna tenere il passo: il nostro laboratorio didattico ci aiuta a rispondere sempre presente.
D. Prima ha accennato alla crisi, che continua. Quali sono le sue considerazioni sull’andamento del mercato? C’è un po’ di ripresa o l’orizzonte rimane grigio?
R. Si sta muovendo qualcosa: i dati dei vari rapporti economici parlano di qualche segnale positivo, soprattutto nel comparto della riqualificazione, terreno fertile da dove ripartire.