Come ogni volta

Come ogni volta il giorno dopo un terremoto inizia il triste conteggio delle vittime. E come ogni volta ci chiediamo se si potevano evitare. 290 morti. Sono pochi o sono tanti per un terremoto di magnitudo 6? C’è chi afferma che non dovrebbero essercene, c’è chi benedice il caso perché non ce ne sono stati di più. Ma anche un solo morto è troppo. Purtroppo non lo è in un paese che ha fondato nel dopoguerra la sua economia nel costruire città, edifici e case senza rigorose e controllate regole antisismiche. E quando lo ha fatto ha dimostrato che comunque non è in grado di evitare crolli e distruzioni. Qualche eccezione c’è, ma non è la regola. In questi primi giorni questo terremoto ha già mostrato i due lati di questa medaglia, uno positivo e uno negativo. Quello positivo è Norcia, che proprio grazie ad una attenta prevenzione antisismica non ha avuto neppure una vittima. Quello negativo è ad Amatrice, dove norme burocratiche miopi non hanno permesso di estendere i finanziamenti ai proprietari di seconde case, in un paese di seconde case, e dove la scuola crollata è diventata simbolo immediato dell’inefficienza. Una scuola crollata per fortuna di notte, per fortuna d’estate, per fortuna quando le scuole sono chiuse. Una scuola che dimostra che il crollo della scuola di San Giuliano nel 2002 non ci ha insegnato nulla.

Terremoto

Negli ultimi 100 anni in Italia si sono registrati 56 terremoti con magnitudo superiore a 5, 42 terremoti con magnitudo da 5 a 6, 10 con magnitudo da 6.1 a 6.9 e 3 con magnitudo 7 o superiore. Complessivamente hanno provocato oltre 170 mila vittime. Se si circoscrive questo bollettino agli ultimi 50 anni, sono stati 7 i terremoti più gravi, con 5 mila morti e 500 mila senza tetto. Complessivamente negli ultimi cinquant’anni anni sono stati spesi oltre 121 miliardi di euro per l’emergenza e la ricostruzione, mentre se si fa il calcolo degli investimenti in prevenzione realizzati negli ultimi dieci anni la cifra è molto bassa, appena 750 milioni di euro, una parte dei quali spesi anche per la scuola di Amatrice. Spesi male. Ora la gara della solidarietà porta tutti a voler dare una mano, compresi i professionisti – architetti, ingegneri, geometri – che con i loro ordini professionali stanno dando la loro disponibilità per aiutare. Aiuto doveroso, utile, positivo. Ma in questo momento, con il pensiero alle 290 vittime, non si può che sognare che questo paese un giorno possa riuscire a fare prima e più professionalmente le cose che servono, a mettere a disposizione prima professionalmente, e non dopo, le proprie competenze per evitare disastri evitabili. Come a Norcia, ottimo esempio ma che rimane una eccezione. E finché l’eccezione non diventa la regola ci troveremo la prossima volta, come ogni volta, a contare le vittime.

(Federico Della Puppa)

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