Gian Antonio Stella fa notare con un sapido articolo su Corriere della Sera la vicenda del Codice degli Appalti. La legge, invocata da tutti, ma risultata di difficile immediata applicazione, è partita con un piccolo difetto. Anzi, a dire il vero con 180 piccoli difetti: tanti sono gli errori rilevati nel testo di legge e corretti da un paio di giorni con una rettifica pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Beninteso, non è colpa del ministro competente, ma di chi ha materialmente scritto il testo di legge. Anche se, bisogna aggiungere, una lettura più accurata il ministro Graziano Delrio poteva sforzarsi di farla: 180 errori in una sola legge è da segnalare al Guinnes dei Primati, assieme al panino più lungo del mondo e al record di hamburger ingurgitati in una sola volta. Ma Delrio si è fidato della burocrazia ministeriale (ora sa a che cosa va incontro).
L’elenco degli errori comparsi sul testo originale sfiora il ridicolo: alla pagina 3, all’art. 1, comma 2, lettera e), al quarto periodo, dove è scritto: «…e le esecuzioni di lavori.» leggasi: «… e l’esecuzione di lavori.»; alla pagina 3, all’art. 1, comma 7, all’ultimo rigo, dove è scritto: «… comma 28.» leggasi: «… comma 26.»; alla pagina 7, all’art. 3, comma 1, lettera rr), all’ultimo rigo, dove è scritto: «decreto del Ministero delle infrastrutturee dei trasporti 13 marzo 2013, n. 42;», leggasi: «decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 13 marzo 2013»... Ma, certo, alla valanga di refusi, sviste, superficialità, si aggiunge il sostanziale blocco dei lavori denunciato dall’Ance, che nota come l’introduzione troppo repentina del nuovo Codice abbia bloccato il 75% delle gare. Ma per questo, forse, una rettifica sulla Gazzetta Ufficiale non basta.