Le manifatture europee chiedono alla Ue interventi contro la politica di dumping cinese. In vista del Vertice Ue-Cina a Pechino il 12-13 luglio, Aegis Europa, un’alleanza di oltre 30 associazioni manifatturiere europee, tra cui le industrie tradizionali, rami di consumatori, piccole e medie imprese e i settori delle energie rinnovabili, infatti, invita il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, a prendere una posizione chiara contro il dumping, l’eccesso di capacità produttiva e sovvenzioni illegali cinesi
“La Cina non è un’economia di mercato e, pertanto, non può essergli concesso lo stato di economia di mercato (Mes) dall’Ue. È di fondamentale importanza per tutte le industrie europee che le misure antidumping siano calcolate correttamente e rimangano efficaci e possibili in base al diritto commerciale dell’Ue,” ha detto Milan Nitzschke, portavoce di Aegis Europa. L’economia pianificata della Cina dirige sistematicamente le sovraccapacità produttive e quindi offre prodotti al di sotto dei costi di produzione sui mercati internazionali per sopraffare la concorrenza.
Guy Thiran, direttore generale della Eurometaux, l’associazione europea dei metalli non ferrosi ha spiegato, “le sovraccapacità cinesi influiscono su tutti i metalli non ferrosi. Prendete, per esempio l’alluminio: la quota della Cina sulla produzione mondiale è salito alle stelle a oltre il 50% negli ultimi dieci anni. Nello stesso periodo, un terzo di fonderie europee hanno chiuso i battenti. Con l’eccesso di capacità della Cina ora cinque volte più grande di produzione primaria europea, la concessione di Mes presenta prematuramente un rischio reale per 80.000 lavoratori nel settore dell’alluminio”.
Secondo Vidmantas Janulevičius, Ceo di Global Group Bod e Solitek, i maggiori produttori di Cd, Dvd, lenti oftalmiche e celle solari in Europa centro-orientale, “norme internazionali devono essere applicate a tutti i paesi. Se l’Ue non avesse agito contro il dumping con forza, la mia società non avrebbe mai investito in tecnologia solare – una delle tecnologie chiave in Europa. Se inchieste antidumping fossero impossibili in futuro, massicci investimenti produttivi in Europa andrebbero persi per sempre”.
Dello stesso parere Alfonso Panzani, Presidente di Ceramiche Settecento e vicepresidente di Cerame-Unie: “Il dumping cinese è molto più che nell’acciaio. Ogni azienda, in particolare quelle piccole che producono prodotti in Europa, saranno interessate. Attualmente ci sono circa 100.000 posti di lavoro in gioco nell’industria ceramica europea interessata dal antidumping. L’80% di loro sono piccole e medie imprese, la spina dorsale dell’economia della Ue, che deve mantenere un sistema di difesa commerciale solido ed efficace e non accettare la domanda cinese di misure antidumping.”
“Il silicio è un chiaro esempio di quello che la Cina è in grado di fare: massiccia sovraccapacità produttiva, persistente dumping ed elusione dalla Cina per oltre 25 anni, nonostante le misure antidumping in atto e il procedimento antielusione”, ha sottolineato Ines Vanlierde, presidente del Aegis Europa e segretario generale della Euroalliages.