Per l’industria delle costruzioni del Veneto anche il 2016 sarà un anno di aspettative disattese. Il settore tarda a intercettare la ripresa e la maggior parte delle imprese risultano ormai profondamente destrutturate dopo 8 anni consecutivi di calo degli investimenti. Il XIV rapporto annuale di Ance Veneto, l’associazione dei costruttori edili, presentato a Padova nella sede di Banca Popolare Etica, fotografa una situazione che sembra restare immutata da qualche anno a questa parte. Una realtà che secondo l’Ance difficilmente cambierà in assenza di una politica industriale dedicata, un “Piano Marshall per l’edilizia”.
Il 2015 segna un ulteriore calo degli investimenti, che si attestano in regione a 12,7 miliardi di euro (-1,4%), a conferma di un trend negativo in atto da oltre otto anni consecutivi (-38,2% dal 2007). Per assistere all’interruzione della caduta di un settore che rappresenta ancora una fetta importante dell’economia regionale (il 9,3% del Pil e il 19,6% degli addetti dell’industria), si dovrà attendere la fine del 2016. Si tratterà comunque di una crescita bassa (+0,5%), trainata dalle manutenzioni (+2%) e da un leggero aumento dei lavori pubblici (+1,2%). Soffriranno ancora l’edilizia abitativa (-1,9%) e il non residenziale privato (-0,3%). L’impatto della ripresa degli investimenti sarà ininfluente sull’occupazione e sul saldo delle imprese attive: fermi a 140 mila addetti (-86 mila dal 2008) e 53 mila imprese (-9.048).
«La lunga crisi delle costruzioni – spiega Giovanni Salmistrari, presidente di Ance Veneto – ha fiaccato la capacità industriale delle imprese. In Veneto ne sono scomparse 10 mila dal 2007. Quelle che resistono sono più piccole, meno patrimonializzate e di conseguenza hanno più difficoltà ad accedere a un credito divenuto nel frattempo molto più esigente. La sensazione è che non si assisterà nemmeno nei prossimi anni a una vera ripresa se non con un piano straordinario di investimenti, basato su linee guida di cui si parla da tempo e che sono sostanzialmente definite. Occorre solo premere sull’acceleratore: i fondi europei per il dissesto idrogeologico e la rigenerazione urbana, i piani per le periferie e per le scuole, gli investimenti nelle infrastrutture e opere pubbliche mancanti, nuove garanzie per l’accesso al credito».
Un segnale di discontinuità: migliora la spesa in infrastrutture dei Comuni
La soppressione del Patto di stabilità interno e il passaggio ai criteri del “pareggio di bilancio” hanno liberato nei Comuni veneti, nei primi quattro mesi dell’anno, 31 milioni di euro. Queste risorse compensano quasi impercettibilmente il dimezzamento (-52%) degli investimenti in conto capitale registrati dal 2008, ma si tratta, tuttavia, di un dato che testimonia la capacità degli enti locali di sfruttare le opportunità offerte dalla revisione del Patto di stabilità interno. Quasi tutti i comuni hanno adottato in tempi brevi il bilancio di previsione senza far ricorso alle proroghe concesse dal governo. La Regione stessa ha anticipato sensibilmente l’approvazione del suo rendiconto annuale.
Credito
Dopo due anni di ripresa dei mutui alle famiglie, anche per i prestiti alle imprese, sia nel residenziale (+13,5%) che nel non residenziale (+101%), si registra, dopo 8 anni, una prima inversione di tendenza. Siamo comunque lontani dai valori del 2007, quando le banche concedevano all’edilizia prestiti per 5 miliardi di euro, contro i due di oggi.
Nuovo Codice degli appalti: a maggio crollano i bandi di gara.
In tema di lavori pubblici, c’è molta preoccupazione per gli effetti dell’entrata in vigore, il 19 aprile scorso, del nuovo codice degli appalti. L’assenza di un periodo transitorio nel passaggio tra vecchia e nuova disciplina rischia di disorientare le stazioni appaltanti. I tempi necessari per l’adeguamento alle nuove norme hanno causato nel solo mese di maggio una riduzione dei bandi del 26,7% in termini di numero e del 75,1% in termini di valore. Il rischio reale è quello di azzerare la tendenza lievemente positiva che era in atto in Veneto dal 2012. Nel corso del 2015, risultano pubblicati 882 bandi per lavori pubblici per 875 milioni di euro. Rispetto all’anno precedente si registra un ulteriore aumento nel numero del 30,3%. Più modesto l’aumento dell’importo posto in gara, che evidenzia una crescita dell’1,2% su base annua (- 16,2% nel 2014 rispetto al 2013). La tendenza positiva era confermata anche dai primi mesi dell’anno: a maggio 2016, nella regione si registrava una crescita del 77,9% nel numero e del 12,7% in valore rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (per l’Italia, rispettivamente, -11,1% e -28,1%). Questo prima del crollo di maggio.