“Ristrutturazione e privato sono i driver del mercato di oggi e di domani”. Ne è sicuro Luca Berardo, presidente Sercomated e amministratore delegato di Casaoikos, distributore di ceramiche e materiali edili di lungo corso. Sì, perché era il 1946 quando il nonno Natale fondò la Berardo Ceramiche, che produceva piastrelle e già guardava al di là dei confini nazionale. La terza generazione al potere racconta come (e dove) è cresciuta l’azienda e quali sono le sfide da cogliere e vincere, perché “chi è capace di cogliere le nuove tendenze ha prospettiva e chi è nostalgico del passato va a fondo”.
Domanda. Casaoikos compie 70 anni, auguri.
Risposta. Già, abbiamo spento le 70 candeline in questo 2016. Nati nel 1946 come produttori di marmette in graniglia, ci rivolgevamo oltre al mercato domestico anche alla Francia, a tutto il nord Europa ed ai paesi dell’Africa sahariana.
D. Poi?
R. Poi, nei primi anni 80 abbiamo smesso la produzione delle marmette e ci siamo dedicati completamente alla distribuzione di piastrelle in ceramica, sanitari, arredo bagno e materiali da costruzione. La vocazione industriale del nostro gruppo è rimasta ancora oggi nella divisione manufatti in cemento che è oggi una società a parte. Negli ultimi dieci anni abbiamo cercato con forza l’integrazione orizzontale con altri soggetti operanti nel settore della decorazione d’interni come mobilifici e società si porte e serramenti.
D. Entriamo nel merito di questa evoluzione.
R. Abbiamo fondato il gruppo Atrium, prima realtà che ha messo insieme secondo un’integrazione orizzontale e nello stesso luogo fisico, importanti distributori operanti nel settore della distribuzione di arredi, superfici e bagno, porte e serramenti, tessuto e tendaggi ed impianti audio. Il mix del gruppo Atrium cerchiamo di replicarlo nelle filiali che abbiano la dimensione tale da consentirlo.
D. Mercati che per Casaoikos non hanno né confini nazionali né età.
R. Oggi abbiamo una presenza diretta in Italia e Francia ed in Svizzera siamo in partenariato con un’importante realtà del mondo dell’arredammento.
D. Ha una definizione che ben fotografa il lavoro della sua azienda?
R. Lavoriamo a rete. Siamo molti più presenti che non visibili.
D. Nel senso che?
R. Siamo presenti in numerosi studi di architettura per i quali ci occupiamo di tutta la divisione di prodotto legata alle superfici fungendo così da ufficio di prodotto dedicato. Inoltre, siamo presenti anche in tante realtà (come strutture del mondo del mobile) nelle quali non figuriamo direttamente, ma lavoriamo per le loro divisioni, che siano superficie, sanitari e/o arredo bagno, diventando così l’ufficio di prodotto di riferimento.
D. Cosa significa per voi questo modus operandi?
R. Un imperativo, fin dalla fondazione. Non siamo quelli che fagocitano e che si sviluppano con il pensiero fisso dell’insegna. È questa la nostra marcia in più.
D. Ne avete una seconda?
R. Risorse umane molto motivate. Diamo ai nostri collaboratori ampia delega: ciascuno di loro risponde di un perimetro di responsabilità più ampio che non altrove. E ciò ci rende molto solidi.
D. Veniamo al mercato: qual è il vostro trend?
R. Quest’anno chiuderemo il primo semestre a forte segno “più” in tutti i Paesi nei quali operiamo.
D. Di che dimensioni parliamo?
R. Di tre “più” a doppia cifra che ci danno grande soddisfazione.
D. Il volume dei vostri affari come è ripartito geograficamente?
R. L’Italia rappresenta ancora circa il 60%, la Francia il 35%, la Svizzera il 5%. Ecco, una precisazione: nella fetta di mercato francese faccio confluire anche le operazioni che ci vedono partner in progetti a Dubai e negli Stati Uniti, che partono dalla gestione in Francia.
D. All’orizzonte che cosa vede?
R. Una premessa d’obbligo. In Italia il mercato è ancora quello che è, ovvero in difficoltà e non ancora uscito dalla congiuntura. E a tal proposito è bene capire che la crisi ha ridefinito il paradigma del mercato, che mai tornerà come prima.
D. Detto ciò…?
R. Sono ottimista. Noi abbiamo operato sempre nella ristrutturazione e sul privato, che sono i driver del mercato di oggi e di domani. Perciò le previsioni circa il mio gruppo sono positive, mentre per il mercato generale dico che serve sapere cogliere le tendenze: chi è capace di lavorare bene sui fronti caldi (ristrutturazione lato sensu e utente finale) ha prospettiva, chi è nostalgico del passato – e attende il ritorno del vecchio mercato – va a fondo.
D. Le criticità maggiori, al momento, sono allora in Francia?
R. Sì, ci vivo da 10 anni e mi accorgo di come il Paese stia attraversando adesso un momento davvero difficile, più del nostro. La Francia, per sua natura, prende sempre tardivamente coscienza delle cose. Il mercato del lavoro è un po’ scollegato rispetto al tempo: ora sta prendendo nozione di quello che è cambiato e allora si arrocca sulle vecchie posizioni ed ecco le enormi contestazioni sulla nuova legge sul lavoro, il cosiddetto Jobs Act transalpino. Mentre a livello economico la Francia è più stabile di noi, ma si deve dare da fare. Vero è che noi siamo in Costa Azzurra, che è fortemente (e fortunatamente) anticiclica, visto che gode dell’arrivo di capitale straniero, anche se il dumping sui prezzi è palpabile. La Svizzera francese, invece, è stabile e garantisce maggiori controlli: gli operatori che arrivano sul mercato non possono fare concorrenza al super-ribasso sul prezzo.
D. Che cosa bolle nella pentola di Casaoikos?
R. Il consolidamento della strategia che ci vede sempre più presenti all’interno delle grandi strutture del mobile. Le ultime due filiali aperte sul suolo italiano, Torino e Cuneo, perseguono il fine del rafforzamento nei mobilifici, un piano che vogliamo sempre più puntellare e perfezionare, mentre in Francia e in Svizzera voglio consolidare le nostra attuale presenza.