Il mattone torna a tirare nel primo trimestre 2016. I dati raccolti dall’Osservatorio dell’agenzia delle Entrate parlano di un incremento delle vendite delle case pari al 20,6% rispetto al medesimo periodo 2015. Nei primi tre mesi dell’anno corrente gli italiani che hanno comprato casa sono 115.135 (contro i 95.455 dell’anno passato).
L’andamento positivo riguarda l’interno settore immobiliare: le transazioni sono cresciute del 17% se si prendono in considerazione anche altre tipologie di beni immobili quali uffici, i negozi e i magazzini (per un totale di 244 mila unità). E poi c’è la fetta di mercato delle pertinenze (cantine, box e posti auto) che fa registrare un +17,3%, in linea con il trend generale. Il settore commerciale fa segnare un +14,5%, con 6.774 negozi compravenduti e in deciso rialzo anche la compravendita degli immobili a destinazione produttiva (+7%).
A guidare la risalita è il Settentrione, che fa segnare un+24%. Si tratta di un risultato significativo in quanto le regioni del Nord Italia rappresentano oltre la metà del volume totale del mercato del mattone. Il centro Italia vede 24 mila transazioni (+18,5%), mentre il Meridione si ferma a un +16%, comunque positivo. E ancora, nel Nord la crescita per i capoluoghi è pari al 22,9% contro il +19,4% per i comuni minori; al contrario al Centro i rapporti si invertono: non capoluoghi (19,8%), capoluoghi (17%). E al Sud guidano i comuni maggiori ma la distanza con gli altri comuni si riduce rispetto a quanto registrato nel corso del 2015. Prendendo dunque in analisi le maggiori otto città italiane, la medaglia d’oro delle case vendute va a Torino (+37%), seguono oltre quota 25% Genova e Milano (rispettivamente 1.468 e 4.804 case passate di mano. Sulla media nazionale Napoli, Bologna e Firenze. Anche Roma cresce a buon ritmo: +12,5%. Fanalino di coda è invece Palermo, sia in città che in provincia.
E le previsioni per il futuro? Se i prossimi trimestri confermassero il trend in atto, il 2016 potrebbe chiudere con compravendite ben superiori alla soglia delle 500mila (erano state circa 445mila a fine 2015), segnale di un mercato tornato (finalmente) in salute. Ma è ancora presto per dirlo, visto le tante le variabili che potrebbero congelare l’ottimismo.