Il mercato dell’Internet of Things, a fine 2015, ha raggiunto quota 2 miliardi di euro facendo registrano una crescita del 30% rispetto al 2014. Il forte impulso è arrivato grazie sia alle applicazioni consolidate che sfruttano la connettività cellulare che da quelle che si servono di altre tecnologie (Wireless M-Bus o Bluetooth Low Energy). Per il 2016 le previsioni sono rosee: si prevede infatti una crescita sensibile anche per il versante SmartHome , Smart City e Smart Car.
Insomma, il mercato italiano degli oggetti interconnessi vale 2 miliardi di euro ed è trainato in primis dai contatori gas (per il 25%) e dalle auto connesse (24%) che insieme sfiorano il tetto del miliardo di euro. La più grossa fetta di mercato è rappresentata infatti dalle soluzioni cosiddette Smart Metering (i contatori intelligenti per la misura dei consumi) e di Smart Asset Management nelle utility (ovvero la gestione da remoto per rilevare guasti, manomissioni, geo-localizzazione), sostenute da obblighi normativi. Ecco dunque la Segue la Smart Car, con 5,3 milioni di auto connesse in Italia, un settimo del totale parco circolante: nella maggior parte dei casi (88% dei veicoli) la connettività è garantita da Gps/Gprs per la localizzazione e la registrazione dei requisiti di guida. Troviamo inoltre le soluzioni di Smart Building (18%), in particolare per la videosorveglianza e la gestione degli impianti fotovoltaici, quelle di Smart Logistics (11%) per la gestione di flotte aziendali e anti-furti satellitari, quelle di Smart City Smart Environment (9%). E ancora la Smart Home (7%), soprattutto con applicazioni di anti-intrusione e termostati controllati a distanza, e lo Smart Asset Management (5%) per gestire da remoto ascensori e distributori automatici.
A fine 2015 sono circa 10,3 milioni quelli connessi in Italia tramite rete cellulare (+29%), a cui si aggiungono quelli che sfruttano altre tecnologie di comunicazione. Sono questi ii risultati della Ricerca dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano presentati alla Bicocca. Secondo Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori Innovation del Politecnico di Milano, «questi numeri denotano una crescita esplosiva dell’Internet of Things in Italia, ma il cambio di passo del 2015 non è racchiuso solo nella crescita del mercato. Ancor più importante è il consolidamento delle basi per lo sviluppo su tutti i fronti: città, consumatori e imprese. L’installazione di nuove reti di comunicazione dedicate all’IoT nelle prime città italiane, l’evoluzione dell’offerta in ambito Smart Home, sempre più integrata con servizi assicurativi e pronta a sbarcare anche nelle catene della grande distribuzione, i servizi innovativi per l’Industry 4.0 costituiscono presupposti importanti per il futuro». Gli ha fatto eco Angela Tumino, direttore dell’Osservatorio: «Uno degli aspetti chiave per lo sviluppo futuro dell’Internet of Things è la valorizzazione dei dati raccolti, su cui ancora non ci sono strategie consolidate. I dati possono essere sfruttati nei processi interni all’azienda, riducendo i costi e migliorando l’efficacia verso i clienti, oppure possono generare valore all’esterno con la vendita a terzi, aprendo a nuove opportunità di business. La disponibilità di dati puntuali rende possibili nuove strategie di prezzo pay-per-use, che iniziano a interessare non solo i servizi, come l’assicurazione auto che varia in base alla percorrenza annua, ma anche i prodotti, come gli pneumatici pagati in base ai chilometri percorsi. In alcuni casi la vendita è addirittura incentivata proprio per avere accesso a nuovi dati, che costituiscono fonte di valore per le aziende».
La smart home
Il 79% dei consumatori italiani è disposto ad acquistare prodotti per la Smart Home, il 33% in più rispetto all’anno precedente, un chiaro segnale di svolta. Tuttavia solo un consumatore su cinque dispone già di almeno un oggetto intelligente nella propria abitazione e le intenzioni di acquisto vanno a rallentatore: solo il 25% di chi dichiara di voler comprare un prodotto lo farà entro 12 mesi. L’Osservatorio ha identificato tre tipologie di utenti che differiscono per familiarità verso la tecnologia, profilo socio-demografico e conoscenza della Smart Home: i Conservatori, i Fruitori e i Tecnofili. Conservatori e Fruitori si orientano verso soluzioni consolidate e prediligono funzionalità di risparmio energetico e anti-intrusione, i Tecnofili sperimentano installando in autonomia i prodotti e sono interessati principalmente al comfort e al benessere. A tal proposito si è espresso Giovanni Miragliotta, direttore dell’Osservatorio: «Il passaggio dal prodotto al servizio è la chiave di volta per trasformare il potenziale interesse dei consumatori in concrete opportunità di mercato. L’offerta inizia a esserne consapevole: se sono ancora poche le soluzioni sul mercato che vanno oltre la mera gestione di dati in cloud, numerose start-up stanno iniziando a cogliere questa esigenza. E questo è strettamente correlato alle opportunità di valorizzazione dei dati raccolti».
La smart city
Il 60% dei comuni italiani con popolazione superiore a 20 mila abitanti ha avviato almeno un progetto Smart City negli ultimi tre anni, mentre il 75% sta programmando iniziative per il 2016. Ma le città italiane sono ancora lontane dal poter essere definite realmente smart. I progetti infatti consistono spesso in piccole sperimentazioni e meno di un comune su tre li ha avviati all’interno di un programma strutturato per migliorare vivibilità, sostenibilità e dinamismo economico. Gestione della mobilità e Illuminazione intelligente sono gli ambiti prioritari per i comuni, a cui si aggiungono applicazioni per il turismo e la raccolta rifiuti. Le applicazioni di gestione della mobilità principalmente raccolgono informazioni sui flussi di veicoli, per comunicazioni sul traffico ai cittadini e ottimizzare i cicli semaforici, ma sono diffuse anche le soluzioni per il trasporto pubblico per informazioni sui tempi di attesa, mentre sono rare le integrazioni tra più soluzioni di mobilità. Aumentano i progetti di illuminazione intelligente, con una riduzione dei consumi energetici di oltre il 40% e dei costi di manutenzione di circa il 25% per chi li installa. Crescono i progetti multifunzionali, in cui la rete per l’Illuminazione intelligente è utilizzata per raccogliere informazioni da altri oggetti, come sensori di inquinamento acustico o sensori di occupazione dei parcheggi.