Eco-design, durabilità, disassemblabilità, biomateriali e materiali innovativi, materiali rinnovabili e certificati, materiali riciclati, riduzione sostanze inquinanti, efficienza energetica, riuso e upcycling, certificazioni ambientali. Ecco i 10 green driver dell’economia circolare italiana analizzati nel dossier Il made in Italy abita il futuro – Il Legno Arredo verso l’economia circolare presentato a Roma da Fondazione Symbola e FederlegnoArredo. Un’occasione per fare il punto sulla transizione avviata in questo settore dai vecchi modelli produttivi legati al cosiddetto business as usual e all’economia lineare (produci, consuma, butta) a quelli di un’economia più sostenibile, efficiente e circolare (produci, consuma, recupera).
E per fortuna, in questo ambito l’industria italiana del mobile vanta performance ambientali da primato in Europa. Sul fronte dei consumi di energia elettrica i numeri parlano chiaro: usiamo 30 tonnellate equivalenti di petrolio (tep) ogni milione di euro prodotto, contro le 68 della media dei Paesi Ue, le 39 del Regno Unito, le 56 della Francia, le 63 della Germania, le 101 della Spagna. Lo stesso vale per le emissioni climalteranti: con 39 tonnellate di CO2 equivalente per milione di euro prodotto, le nostre imprese del legno arredo fanno meglio di quelle tedesche (50), francesi (52), britanniche (93) e spagnole (124). Nella riduzione dei rifiuti il mobile made in Italy segna risultati lusinghieri, anche se si potrebbe fare di più: sono 15,5 le tonnellate di rifiuti generate per milione di euro prodotto, meglio delle imprese tedesche (15,8), meno bene di quelle spagnole (7), francesi (10), britanniche (13).
«La ricerca evidenzia un valore intrinseco che ci sprona a essere ancora più decisi nel perseguire quella ricerca della qualità che a oggi ha contribuito a imporci sui mercati di tutto il mondo anche in momento difficili. Qualità che passa attraverso la grande cura del dettaglio e, soprattutto, l’attenzione a processi produttivi sostenibili e virtuosi. Per le nostre imprese l’economia circolare è già una realtà, ma dobbiamo fare di più puntando a diventare il settore di riferimento per l’Italia e il resto del mondo», commenta Roberto Snaidero, presidente FederlegnoArredo. E in effetti secondo i dati analizzati investire green è una scelta che paga: il 23,4% delle imprese del Legno Arredo che hanno fatto investimenti verdi (anni 2012- 2014) ha registrato un aumento del fatturato, contro il 17,6% del imprese non eco-investitrici. Con uno spread di +5,8 punti percentuali a favore delle prime. Il 37,2% delle imprese del Legno Arredo che ha fatto investimenti in sostenibilità ha esportato i suoi prodotti, a fronte del 22,4% delle altre (14,8 punti percentuali di spread). Il 23,1% delle imprese del settore eco investitrici ha fatto assunzioni, contro il 10,1% delle altre.Gli investimenti green spingono anche l’innovazione: hanno sviluppato nuovi prodotti o servizi, infatti, il 30,4% delle imprese che hanno effettuato eco-investimenti, solo il 18,0% delle altre (+12,4 punti percentuali). C’è anche tutto questo dietro al fatto che l’industria italiana del Legno Arredo è seconda al mondo solo alla Cina per surplus commerciale, e, nonostante il deficit strutturale di materie prime, genera un valore aggiunto (4,9 miliardi di euro) di gran lunga superiore a quello di molti Paesi naturalmente ricchi di materie prime legnose come la Francia che si attesta sui 2,3 miliardi di euro, la Spagna (1,8 miliardi di euro), la Svezia (900 milioni di euro).