Un Piano Zero (chilometri) per le cave del Veneto

Chilometro zero verso il consumo zero di suolo in un approccio di economia circolare: è la strategia di chi estrae sabbia e materiali inerti dalle cave venete. Albo Cavatori Veneto, Confindustria Veneto e Confartigianato Imprese Veneto hanno per la prima volta deciso di proporre un piano per il territorio e per il settore. Lo hanno chiamato Piano Zero. In Veneto le grandi opere idrauliche e le infrastrutture stanno producendo diversi milioni di metri cubi di materiale di scavo, che devono essere gestite e collocate. La scelta della Regione di reperire materie prime inerti dalla realizzazione di opere pubbliche anziché dalle cave, per le tre associazioni, non è sostenibile se non viene attuata con estrema attenzione agli aspetti ambientali e all’equilibrio tra domanda e offerta.

La riunione di Albo Cavatori Veneto, Confindustria Veneto e Confartigianato Imprese Veneto
La riunione di Albo Cavatori Veneto, Confindustria Veneto e Confartigianato Imprese Veneto

Il Piano Zero prevede quindi di riconoscere e valorizzare, nella pianificazione delle opere, il ruolo degli imprenditori estrattivi che da cavatori possono diventare gestori delle materie prime, possedendo capacità, spazi, volumi e mezzi idonei. Inoltre, vuole privilegiare l’utilizzo dei materiali a chilometro zero, nello spirito del Green Public Procurement (Gpp) nelle opere pubbliche e private, garantire la copertura dei fabbisogni locali, nella pianificazione estrattiva per sabbie e ghiaie, anche in deroga alle disposizioni generali ancora vigenti e, infine, alleggerire i costi e la burocrazia che gravano sul mantenimento delle autorizzazioni di cava, anche quelle ferme per mancanza di lavoro.

«Le opere devono essere pensate e progettate in maniera consapevole e sostenibile. Nei bandi e nei capitolati va privilegiato l’impiego dei marmi e delle pietre locali della nostra tradizione; nelle opere pubbliche vanno minimizzati i trasporti e immagazzinati gli esuberi di materiale nelle cave», dice Raffaella Grassi, presidente di Albo Cavatori Veneto. È fondamentale che le cave esistenti e gli impianti di lavorazione possano sempre disporre del materiale necessario a garantire la copertura dei fabbisogni locali; in caso di necessità vanno concessi ampliamenti o approfondimenti anche in deroga ai limiti imposti dall’attuale Legge 44/82, in modo da sfruttare al massimo il giacimento con il minore consumo di suolo possibile. Va inoltre impedita la chiusura di cave storiche di materiali unici, come ad esempio la Trachite degli Euganei, la cui estrazione è previsto debba cessare entro i prossimi cinque anni».

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