Ridefinizione dei percorsi formativi destinati alle figure tecniche e nuove norme in materia di lavoro. Ecco due temi dall’impatto molto rilevante nel modo delle professioni. Una grande opportunità che presenta qualche ombra. Di questo si è discusso all’Assemblea del Consiglio Nazionale degli Ingegneri intitolata Obiettivo Lavoro. Al Governo gli ingegneri italiani chiedono una serie di interventi per aiutare i professionisti a fronteggiare gli effetti della crisi: dalla richiesta di agevolazioni fiscali, a nuove forme di welfare, al ripristino di tariffe di riferimento. Fondamentale anche il tema della formazione: «Una delle ragioni per cui gli ingegneri italiani sono così richiesti nel mondo è che possiedono una formazione universitaria di base forte. Quella può garantirla al meglio soltanto un percorso quinquennale. Su questo punto abbiamo avviato un confronto costruttivo col Ministro dell’Istruzione», ha affermato Antonio Zambrano, presidente del Cni. Che ha anche sottolineato il ruolo sempre più centrale del lavoro autonomo.
A questo proposito Maurizio Sacconi, presidente della Commissione Lavoro del Senato e relatore del Jobs Act autonomi, ha dichiarato: «Sono attento al tema che voi sollevate, quello della proletarizzazione delle professioni. Ma la strada sbagliata sarebbe quella di avvicinare i professionisti al mondo della subordinazione. Compito del Governo deve essere liberare la funzione professionale dalla pressione fiscale e regolatoria. Ma potenziamento dell’autonomia, dell’indipendenza, dell’orgoglio della professione liberare restano fondamentali per un tipo di attività che resta profondamente diversa rispetto al lavoro subordinato». Secondo una ricerca effettuata dal Centro Studi del Cni tra
gli iscritti all’Ordine gli ingegneri lamentano ancora una volta l’abolizione delle tariffe che, a loro avviso, rappresentano uno degli elementi che più ha pesato nel crollo dei fatturati e nella crisi di attività.