Il futuro è nebbioso come una sera di novembre, ma alcuni trend sono chiaramente distinguibili. Proviamo, quindi, a discernere che cosa riserverà il 2016, anno bisestile, denso di avvenimenti già in agenda, come le elezioni presidenziali Usa. Il petrolio resterà sui 40-50 dollari. L’inflazione salirà, ma di poco. E per le costruzioni… Ecco i principali trend economici dell’anno che sta per iniziare.
COSTO DELL’ENERGIA
Secondo molti esperti il prezzo resterà basso. L’Opec, associazione che riunisce la maggior parte dei Paesi produttori, ha tagliato le stime sul 2016. Il costo al barile, quindi, non dovrebbe discostarsi dai 30-40 dollari. Anche i produttori Usa hanno tagliato la produzione di greggio. Il rallentamento di economie energivore come quella cinese è tra le cause della frenata.
CINA
Dalla Cina dipende buona parte dell’economia mondiale, basti pensare alla tempesta scatenata dalla svalutazione dello yen in estate. Il premier del paese asiatico ha assicurato che il Pil cinese crescerà del 6,5% all’anno per i prossimi due lustri. Difficile mantenere un trend impegnativo su un arco di tempo così lungo. Ma almeno per il prossimo anno non dovrebbero esserci altre sorprese.
TASSI
Inversione di marcia nel cammino della Federal Reserve verso un costo del denaro più «normale», cioè non pari allo zero come è avvenuto negli ultimi anni. Ma il rialzo sarà lento e graduale. In Europa la Bce, attraverso le parole di Mario Draghi, ha sottolineato come la ripresa economia sia ancora troppo debole per cambiare la politica di gestione dei tassi. Solo se il trend in Europa si rafforzerà la Banca Centrale Europea interverrà sul costo del denaro che, quindi, con tutta probabilità resterà vicino allo zero anche per tutto il 2016.
PIL
L’Istat stima una crescita dell’1,4% sia per il 2016 che per il 2017 e un rialzo anche per i consumi. Se nel 2015 la spesa delle famiglie dovrebbe aumentare dello 0,8% (era lo 0,5% in primavera), potrebbe salire dell’1,2% nel 2016 e dell’1,1% nel 2017 a seguito del miglioramento su occupazione e reddito. Sprint anche per gli investimenti, che quest’anno torneranno a salire (+1,1%) per decollare nel 2016 al 2,6% e al 3,0% nel 2017, spiega sempre l’istituto di statistica, «anche per effetto delle misure di politica fiscale a favore delle imprese» con gli incentivi del maxi-ammortamento per macchinari e attrezzature.
INFLAZIONE
Obiettivo di Draghi è risvegliare il drago del costo della vita, che ora ha un encefalogramma piatto. Il target dell’Istituto di Francoforte è arrivare all’1,7% nel 2017. Per centrare il programma, la Bce continua a immettere liquidità nel sistema, sotto forma di programma di acquisto di obbligazioni (quantitative easing). Secondo il piano di Draghi, quindi, se l’economia non avrà un improvviso stop il prossimo anno, l’inflazione media in Europa dovrebbe viaggiare verso l’1%. Ma il condizionale è d’obbligo. Contro un aumento del costo della vita giocano molti fattori strutturali. L’automazione sempre più incisiva, per esempio, è secondo la banca d’affari Morgan Stanley una delle cause principali, perché aumenta la produttività delle aziende e fa calare i costi di produzione. Da questa considerazione è lecito fare una previsione anche per quanto riguarda il mercato del lavoro.
OCCUPAZIONE
La ripresa dell’economia si scontra con una riduzione del perimetro delle attività lavorative generata dalla tecnologia, che però crea contemporaneamente la necessità di altri ruoli professionali. Ma il saldo resta negativo. Per questo è difficile che il prossimo anno si registrino variazioni drastiche sul mercato del lavoro, anche se un riposizionamento (passaggio di contratti a termine a quelli a tempo indeterminato) può far pendere la bilancia in senso positivo. Inoltre, secondo la società di rating Moody’s, nei prossimi 15 anni la popolazione mondiale in età lavorativa sarà la metà di quella che c’era nel Duemila: un processo demografico che peserà sul sistema produttivo oltre che su quello previdenziale.
COSTRUZIONI
Come sarà il 2016 per l’edilizia e il settore delle costruzioni? Gli esperti (Ance, Prometeia, Cresme) sono concordi nello scommettere su un miglioramento del mercato. Il Cresme prevede un mercato complessivamente con segno positivo (+2,2%), anche se saranno opere pubbliche (+4,2%) e recupero residenziale (+1,5%) a sostenere il settore. Le previsioni, però, sono divergenti tra diversi comparti (nuove costruzioni residenziali a -0,5%) perché l’attività edilizia si è frantumata in tante nicchie. I segnali che arrivano dal mercato immobiliare, con le compravendite in netto aumento, e da quello dai finanziamenti dei mutui, indicano che il risveglio della domanda c’è, seppure non impetuoso. Secondo Prometeia, nel 2016 e 2017 il settore registrerà un aumento del 3%. L’analisi dell’Ance è simile: «Per il settore delle costruzioni si prefigura un’interruzione della caduta nel 2016, con una crescita dei livelli produttivi del 3,2% in termini reali su base annua», si legge nell’ultima relazione dell’associazione dei costruttori.