Calce di ciottoli di fiume, ritorno all’intonaco naturale

Pietra, acqua, fuoco e tempo: dall’Impero Romano fino al Rinascimento la calce, ottenuta con ciottoli di fiume, era usata per intonaci resistenti, in grado di garantire ambienti sani e naturalmente privi di umidità. Questa tradizione edilizia e decorativa, che risale alle prime abitazioni note all’umanità costruite in argilla, rivive nell’industria e rappresenta sempre di più il futuro. Infatti, Harpo con la divisione Sandtex ha deciso di puntare su questo materiale naturale, che applicato sui muri esterni o interni, riesce con il tempo ad assorbire la CO₂ emessa nella fase di cottura dei ciottoli da cui ha avvio il processo di lavorazione. Insomma, una reazione chimica naturale che compensa i lati meno sostenibili. harpo-sandtex-calce

Ma come si ottiene il grassello di calce, base di tutti gli stucchi, intonaci e pitture detti comunemente «alla calce»? Con una lavorazione lunga e complessa: i ciottoli di fiume vengono cotti lentamente in altoforno per circa una settimana. Durante questa fase, il carbonato di calcio e il carbonato di magnesio si liberano dell’anidride carbonica contenuta nella pietra che perde fino a un terzo del suo peso. La calce viva così ottenuta viene poi spenta con acqua e lasciata a stagionare in buche a cielo aperto fino a 24 mesi. Il risultato? Una base per prodotti caratterizzati nell’applicazione da una tonalità non uniforme, piacevolmente vellutata, simile alle superfici antiche, e allo stesso tempo permeabile al vapore, lucente e estremamente resistente nel tempo, completamente priva di agenti chimici.

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