Un caotico intreccio di linee che ricorda i quadri di Jackson Pollock. Però al posto della tela c’è il cemento. E le superfici del Conservatorio di musica, danza e arti drammatiche Henri Dutilleux della cittadina francese Belfort, vibrano di luce e appaiono in movimento. La scuola, descritta dagli architetti dello studio Dominique Coulon & Associés di Strasburgo, che hanno firmato il progetto, come una massa quasi opaca di cemento grigio, è costituita da una serie di volumi e sono decorati con getti di vernice blu che danno profondità e spessore alla pelle dell’edificio. Non è proprio la tecnica del dripping inventata dal pittore americano esponente dell’espressionismo astratto, un po’ difficile lasciare colare il colore dall’alto sulla tela stesa per terra, anche il metodo usato dagli artisti Max Coulon e Gabriel Khokha di lanciare la sostanza da un ponteggio mobile è simile. L’idea era quella di realizzare una texture ispirata alle venature delle foglie e al disegno marmorizzato usando due due tonalità di blu: l’accostamento con il grigio del calcestruzzo produce un effetto di profondità grazie alla luce catturata dagli spruzzi di vernice. Risultato? La facciata assume un aspetto iridescente e si anima. Nel patio centrale positivo-negativo si inverte e la guaina nera attraversata dal bianco sembra essere ancora più materica. Il gioco di volumi definisce le diverse aree del conservatorio dedicate alle prove o allo studio degli strumenti: in quello più grande con ampie vetrate che sporge dal piano superiore c’è la scuola di ballo. All’interno, l’ingresso ha pareti in cemento grezzo e porta di aule e ciascuna delle sale prova ha un’acustica su misura per lo strumento che vi si suona.