Muri flessibili per costruire abitazioni di emergenza: la tecnologia ideata dal Politecnico di Milano permette di realizzare un’abitazione per cinque persone con appena 30 chilogrammi di materiale di base. Si tratta di un pannello, battezzato Textile Wall, formato da celle composte di lamelle in plastica semirigida, qualcosa di simile alle casseforme, che possono essere riempite con qualsiasi materiale per dare forma alle strutture necessarie: coperture o pareti lineari, curve, multi-curve e angolari. Un’idea nata nell’ambito del progetto europeo Speedkits, rapid deployable kits as seed for self-recovery, il cui obiettivo è di dare risposta efficace, in termini di velocità, da qui il nome speed, e di durata nel tempo, alle popolazioni colpite da grandi disastri. E il dettaglio delle cavità è fondamentale in quanto rende Textile Wall compatibile con le tecniche costruttive locali. Infatti, gli operatori umanitari preferiscono impiegare materiali e tecniche tradizionali al posto di prodotti importati dall’estero, perché difficilmente accettati dalle popolazioni locali. Con le sue chiusure in membrane tessili, la struttura a soffietto, l’altezza e le dimensioni varabili delle celle è facilmente trasportabile anche da donne e adattabile a diversi usi, persino come ospedale, quello testato in un campo della Croce rossa in Burkina Faso. Non solo, la sua versatilità architettonica consente di assemblarlo secondo le tipologie costruttive già in uso nei diversi paesi. La duttilità è nelle forme e nella sostanza del tessuto: per esempio l’impiego di fibre di carbonio lo trasforma in una barriera resistenti ai proiettili. Certo, il suo uso non si limita a catastrofi e scenari di guerra: rivestito con stoffe di pregio il pannello autoportante con barre semirigide, senza l’impiego di elementi strutturali aggiuntivi, può benissimo essere installato in fiere, eventi e musei per creare dei divisori.