Un’opera strategica quella dell’ammodernamento della conca navigazione di Isola Serafini, costruita nel 1964 a Monticelli di Ongina (Piacenza) e ormai in disuso da anni. Infatti, rappresenta la chiave di volta per l’effettiva realizzazione del sistema idroviario Padano-Veneto, destinato a diventare uno dei più importanti d’Italia: 37 chilometri che consentiranno di riaprire il Po alla navigazione commerciale fino a Piacenza e di estendere fino a Locarno il flusso turistico e da diporto da e per Venezia. Il progetto, che ha richiesto dieci anni di studio, si distingue anche per l’approccio alle reti fluviali con i migliori standard italiani ed europei a proposito di opere idrauliche e di navigazione interna. Come la parte centrale della conca, formata da una vasca in cemento armato e delimitata da due muri di fìancata e da due porte a tenuta d’acqua. Quando un’imbarcazione entra nella conca, le porte si chiudono e l’acqua viene fatta salire o scendere attraverso acquedotti fino a portare il natante in linea con lo specchio d’acqua che ha di fronte.
La grande vasca di navigazione per il passaggio di imbarcazioni lunghe fino a 110 metri e larghe 11,50 metri, capaci di trasportare carichi fino alle 2.000 tonnellate, sarà lunga 115 metri e larga 12,50 metri e prevede un tirante minimo d’acqua superiore ai 3 metri, anche in condizioni di magra. Il lavoro in cantiere prevede uno scavo fino ad una profondità di circa 18 metri dal piano campagna sostenuto da diaframmi in calcestruzzo profondi ben 35 metri. Misure che hanno richiesto la realizzazione di elementi di contrasto per sostenere le pareti di scavo con i sistemi di puntellazione idraulica telescopica della Groundforce, azienda britannica attiva da 30 anni nel settore. «La sfida è stata quella di fornire un sistema di puntellazione lungo circa 28 metri in grado di sostenere carichi molto elevati in presenza di delta termici rilevanti. Siamo riusciti a coprire tutti i 110 metri di scavo con solo 16 puntoni, installati su due livelli di contrasto e con un interasse di circa 5,50 metri, ossia a fornire un sistema flessibile capace di essere spostato in poche ore per seguire i tempi di avanzamento del cantiere», spiega l’architetto Jacopo Zabeo di Groundforce.
Una soluzione alternativa alla carpenteria tradizionale e alla realizzazione di tiranti: «I tiranti sono stati sostituiti dai puntoni Groundforce per la comprovata difficoltà di realizzarli in un terreno sabbioso in presenza di acqua di falda, mentre la puntellazione in carpenteria metallica avrebbe potuto dare problemi in fase di smontaggio per via della dilatazione, con in più un potenziale rischio di infortuni», ha aggiunto Giordano Ciarlo, direttore tecnico del cantiere. I puntoni idraulici MP500 Groundforce utilizzati hanno una portata massima fino a 5000 kN (Sle), e sono sempre regolabili, con un limite di sorveglianza consentito fino alle 900 tonnellate e con celle di controllo che consentono di monitorare continuamente il carico, una funzionalità che è stata usata in Italia per la prima volta in questo cantiere.