FMI rivede al ribasso il PIL dell’Italia Per il 2013 calerà dell’1,5%. Il tasso di disoccupazione salirà al 12,0% Giù le stime di crescita mondiale, fra i tagli automatici alla spesa americana e i timori sull’area euro L’Italia arranca e le ricadute e le incertezze della situazione politica italiana rappresentano un rischio non solo per l’economia del Belpaese ma per l’intera ripresa globale. L’Italia – secondo la fotografia scattata dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi) – è comunque sulla «strada giusta», avendo fatto la maggior parte dei suoi `compiti´: quest’anno non saranno necessarie ulteriori manovre al massimo piccole correzioni, sarà raggiunto il pareggio di bilancio nonostante un rallentamento del risanamento e il deficit continuerà a calare, anche se il debito schizzera’ oltre il 130%. Un tesi spostata subito dal ministro dell’Economia Vittorio Grilli: «non serve una nuova manovra. Se ci sono necessità di spesa per singoli obiettivi bisognerà trovare le coperture». La vera emergenza – spiega infatti il Fondo – è la disoccupazione, che toccherà il 12%. Dopo il -2,4% del 2012, il pil italiano si contrarra’ quest’anno dell’1,5%, ovvero 0,4 punti percentuali in meno rispetto alle stime di gennaio, per poi tornare a crescere, solo dello 0,5%, nel 2014. «L’incertezza politica è qualcosa che riduce le prospettive di crescita»` afferma Carlo Cottarelli, responsabile del Fiscal Monitor, il rapporto del Fmi sui conti pubblici. Le esperienze di altri paesi – aggiunge – insegnano che l’incertezza politica può avere effetto sugli investimenti. ´`C’è un governo in carica ma non c’è un accordo su un nuovo governò´ mette in evidenza Jorg Decressin, del Dipartimento di Ricerca del Fmi, «e questo porta con sé alcuni rischi, guardando avanti». In ogni – precisa Decressin – l’Italia «è sulla strada giusta», avendo portato a termine la maggior parte del risanamento necessario, a cui è imputabile la debole crescita. «Le prospettive di crescita per il 2014 saranno migliori» aggiunge Decressin, mettendo in evidenza come progressi sono stati fatti anche in termini di riforme strutturali, anche se altro resta da fare, come migliorare il sistema giudiziario. Fra le grandi sfide dell’Italia inoltre, c’è quella anche di aiutare le banche a rafforzarsi. La frenata dell’economia italiana arriva in un contesto di rallentamento dell’economia globale che procede a 3 velocità, con i paesi emergenti da un lato e una crescente biforcazione fra gli Stati Uniti e l’area euro. Il pil mondiale è stato rivisto al ribasso al 3,3% quest’anno, con gli Stati Uniti che cresceranno solo dell’1,9% per i tagli automatici alla spesa. L’area euro, invece, continuerà a contrarsi anche nel 2013, con un pil in calo dello 0,3%. In recessione anche la Francia. La crescita in Europa – afferma il presidente della Bce, Mario Draghi – tornerà nella seconda metà del 2013 ma è c’è il rischio che si avviti in una spirale negativa. Draghi ribadisce la necessità che le banche concedano finanziamenti a tassi ragionevoli. Al momento «sono troppo alti» nella periferia dell’area euro, gli fa eco il capo economista del Fmi Olivier Blanchard che, ritenendo appropriata la politica monetaria giapponese («al momento non vediamo che presenti rischi maggiori», precisa), sottolinea come l’Omt della Bce non è abbastanza. Il piano – afferma Draghi – ha «dato prova di essere un blocco effettivo contro le infondate paure» di scioglimento dell’euro, ma «la Bce non può fare da sola, i governi devono fare la loro parte».