La ricerca scientifica italiana nel settore delle energie rinnovabili è la sesta al mondo dopo Cina, Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Australia. Il risultato è frutto della ricerca condotta dall’Osservatorio Nazionale di Ises (International Solar Energy Society) Italia, l’associazione tecnico-scientifica non profit per la promozione dell’uso di fonti di energia rinnovabili. Nel primo Rapporto sulla produzione scientifica nel campo delle energie rinnovabili, che confronta 154 Paesi sulla base di un indice battezzato Index Green Paper (Igp). Si tratta di tre categorie di informazioni scientifiche che hanno pesi differenti ma la cui somma è 100, che rappresenta il punteggio massimo conseguibile. La prima riguarda il Paese dove sono edite le riviste scientifiche che pubblicano lavori inerenti alla ricerca, la seconda prende in considerazione la nazionalità degli autori ricercatori e la terza calcola il numero di citazioni ricevute per ciascun paese e misura l’impatto di un lavoro di ricerca sulle comunità scientifiche di riferimento.
Il voto assegnato all’Italia è di 30,6 punti, un po’ poco se confrontato con quello della Cina prima in classifica con 84,1 punti, ma consolante se si pensa che 129 nazioni non raggiungono un punteggio pari alla metà di quello italiano. E che l’Italia precede il Giappone (30,4), l’India (28,5), il Canada (27,1), la Corea del Sud (27,0) e la Francia (25,6). L’indice Igp, secondo Umberto Di Matteo, presidente di Ises Italia, è lo strumento che dimostra come la ricerca scientifica italiana sia un’eccellenza nel mondo, nonostante il poco sostegno che riceve a livello pubblico, la grave crisi economica del sistema privato e la conseguente fuga di cervelli.