Ancora prima che fosse annunciata l’abolizione di Imu e Tasi gli italiani erano tornati a investire in appartamenti e ville. Nel 2015 sale al 29% la quota di italiani che definisce ideale l’investimento nell’immobiliare. Un dato, quello rilevato dalla ricerca curata da Acri e Ipsos per la 91esima Giornata mondiale del risparmio, in netta ripresa dopo anni di tracollo: dal 70% del 2006 al 24% del 2014. La casa torna a essere l’investimento principe al Centro e al Sud. In maggioranza relativa (35%) rimangono comunque coloro che reputano questo il momento di investire negli strumenti più sicuri (risparmio postale, obbligazioni e titoli di Stato). Sale al 9% anche il numero degli amanti dei prodotti più a rischio. Perde invece 5 punti al 27% il gruppo di quanti ritengono sbagliato investire in una qualsiasi forma. Il risparmiatore italiano continua a ritenersi non sufficientemente tutelato da leggi e controlli. Per il 58% sono inefficaci e per il 59% saranno ancor più inefficaci in futuro. Anche per questo il 66% di chi ha risorse mantiene una forte preferenza per la liquidità e chi investe lo fa solo con una parte minoritaria dei propri risparmi. In generale la composizione dei portafogli resta costante: si riduce di un punto la quota di italiani possessori di certificati di deposito e di obbligazioni (9%), di titoli di Stato (7%) e di fondi comuni di investimento (13%); si riducono di 2 punti i possessori di azioni (6%), mentre crescono di un punto coloro che dichiarano di aver sottoscritto assicurazioni sulla cita o fondi pensione (25%) e i possessori di libretti di risparmio (23%).