Un palazzo residenziale degli anni ’60, costruito con muri di cemento prefabbricati senza isolamento, con diversi sistemi di riscaldamento, ma nessun impianto di ventilazione, ha sicuramente una bolletta energetica elevata. È possibile invertire le condizioni e ritrovarsi con un edificio Plus Energy Building, che oltre a garantire la sua autosufficienza è capace di contribuire con un surplus alla rete globale? Sì, con un’accurata ristrutturazione basata soprattutto sull’involucro e successivamente abbinata a un sistema di alimentazione di energia. La best practice viene da Kapfenberg in Austria, in un condominio di quattro piani e 20 appartamenti per un totale di 2.845 metri quadrati, dove prima dei lavori di riqualificazione sono stati definiti gli obiettivi di risparmio: la riduzione dell’80% dei consumi e delle emissioni di CO2, e l’80% di utilizzo di energie rinnovabili. Traguardo non facile per uno stabile con queste caratteristiche, così dopo aver analizzato le componenti strutturali, sono stati definiti gli interventi. I lavori durati due anni per un costo di 4,3 milioni di euro sono partiti dalla ristrutturazione della facciata con pannelli di legno e lana di roccia che ha prodotto un rivestimento isolante di 22 centimetri, poi sono stati installati dei tripli vetri, e infine per garantire il completo isolamento è stato rifatto il tetto piano con un materiale isolante di 30 centimetri. Il comfort energetico invece, è affidato al teleriscaldamento locale, a pannelli solari termici per l’acqua calda sanitaria e per il riscaldamento, a un sistema di ventilazione meccanica con recupero di calore e a pannelli fotovoltaici. Risultato? La produzione di energia dell’edificio è di 95.25 chilowatt ora al metro quadro all’anno, ma poiché il fabbisogno energetico è 94.10 chilowatt ora al metro quadro all’anno, significa che la casa ha un surplus 1,15 chilowatt ora.