A qualche mese dall’inaugurazione si parla già del dopo Expo 2015, del futuro del sito e dei vari padiglioni: alcuni verranno smantellati e ricostruiti in altri luoghi già definiti, altri sono alla ricerca di collocazione, altri ancora verranno demoliti. Una struttura che può essere più e più volte riassemblata è quella progettata dallo studio EMBT, le iniziali degli architetti Enric Miralle e Benedetta Tagliabue per Copagri, la confederazione Produttori Agricoli, che aveva posto questa caratteristica come requisito principale.
Si tratta di due cupole poste in un cortile vicino al padiglione italiano, di uguale diametro, ma diverse altezze che insieme creano uno spazio flessibile da suddividere ulteriormente suddiviso a seconda delle necessità. Infatti ciascuna cupola, costituita da un “origami” di pannelli in legno lamellare di abete rosso con snodi in acciaio zincato, è una struttura prefabbricata tagliata da una macchina a controllo numerico i cui elementi strutturali possono essere facilmente assemblati e smontati. In pratica, è una griglia tridimensionale che disegna l’architettura esterna e interna con spazi vuoti che garantiscono una continuità visiva e il passaggio della luce naturale; un foglio di Pvc tagliato a filo dei giunti all’interno copre ogni apertura le aperture ed evitando la penetrazione dell’acqua. Una calotta rovesciata in Pvc traslucido pressurizzato è posta sulla parte superiore per consentire l’illuminazione naturale dall’alto e garantire la ventilazione senza sigillare la struttura. Infine, la base è un anello in cemento armato che continua all’interno con un pavimento sempre di cemento con l’aggiunta di acidi sintetici alto resistenti e colorati.