Dove va la filiera delle costruzioni? La crisi ha aperto nuove prospettive, non sempre positive. Eppure le costruzioni potrebbero essere il motore per il rilancio economico dell’Italia. E, ovviamente, anche di realtà più circoscritte, come il Piemonte. Su questo tema Rete Imprese Italia ha organizzato a Torino un convegno, con l’obiettivo di ottenere non solo la registrazione di un elenco di desiderata e riflessioni, ma anche l’analisi di trend e una radiografia del settore edile a sette anni dall’inizio della crisi. Ha contribuito a rendere misurabili passato, presente e futuro una ricerca commissionata al Cresme e presentata dal direttore, Lorenzo Bellicini. A contorno, gli interventi del presidente pro tempore di Rete Imprese Italia-Piemonte, Franco Cudia, i vertici regionali di Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti, ognuno con idee e proposte per rivitalizzare il settore.
Le idee in campo
«Il nostro approccio per dare opportunità all’insieme della filiera delle costruzioni si basa su un’idea di non consumo del suolo, ma anzi di recupero e riqualificazione del patrimonio esistente, con una chiare anche di rigenerazione urbana e attrattività dei luoghi», ha spiegato Andrea Talaia (Cna). «È importante intervenire sul patrimonio residenziale pubblico ad uso privato. Nella sola provincia di Torino questa realtà è di oltre 37mila alloggi in condominio che necessitano di interventi di efficientamento energetico», ha sottolineato Giuseppina Desantis, assessore regionale alle Attività produttive e Innovazione. E per Ferruccio Dardanello, presidente di UnionCamere Piemonte, bisogna «costruire politiche di mantenimento e valorizzazione, dirette a recuperare ed esaltare quei caratteri di ricchezza che caratterizzano la storia, cultura e la tradizione delle nostre città, potenziandone l’attrattività dei centri urbani, con particolare riferimento ai centri storici. Chiediamo pertanto che vengano sostenute e sviluppate politiche di rilancio delle città basate su processi di riqualificazione urbana e rivitalizzazione economica, a partire dal rafforzamento delle proposte turistiche e da un riequilibrio della competizione nei confronti dei cosiddetti luoghi del commercio extraurbano».
Le previsioni del Cresme
Ma qual è la situazione e quali sono le prospettive? I numeri del Cresme sono stati chiari: «Nel 2006 il peso del settore era pari 26% del valore aggiunto della regione, nel 2014 questo peso è sceso al 15,9%», ha spiegato Bellicini. «Tra il 2004 e il 2014 il settore delle costruzione in Piemonte ha registrato una flessione del valore della produzione a prezzi deflazionati, pari al 35,8% nel complesso, ma la flessione è stata del 54,7% nelle nuove costruzioni e del 18,4% nell’attività di rinnovo». La crisi, però, sembra avere toccato il punto più basso e la svolta è percepibile: «Arrivano importanti segnali di ripresa: i tentativi di allentamento della asprissima crisi che ha colpito il mercato immobiliare residenziale regionale, che avevano iniziato a farsi sentire nel 2013, sono stati confermati dalla dinamica più recente. E se i dati a consuntivo per il 2013 indicavano solo un sensibile rallentamento del trend recessivo, quantificato da un tasso negativo che passava dal -26% del 2012 al -9% nel 2013, quelli relativi al 2014 disegnano una inversione della dinamica negativa: in Piemonte lo scorso anno le compravendite residenziali sono cresciute del +2,8%», ha spiegato Bellicini. Infine, le previsioni: le stime del Cresme sul mercato delle costruzioni piemontese sono positive e danno una crescita degli investimenti nel 2015 del 3,5%. «È il primo dato positivo dal 2008 e, come abbiamo visto, si riparte, nel complesso, dalla contrazione di un terzo del mercato tra 2008 e 2014 e del 55% per le nuove costruzioni. Il tasso di crescita è però ben superiore a quello della media nazionale (+0,3%)», ha concluso Bellicini.