Alleanza al femminile tra WE-Women for Expo e arcVision Prize Women and Architecture, premio internazionale d’architettura istituito da Italcementi Group nel 2013 con l’obiettivo di promuovere le figure femminili che apportano con il proprio lavoro novità di carattere progettuale, teorico e pratico in ambito architettonico con una particolare interpretazione dei valori sociali. In occasione di Expo 2015 il concorso promosso da Italcementi ha annunciato la collaborazione con WE-Women for Expo, un progetto nato con la convinzione che la sostenibilità del Pianeta debba passare attraverso una nuova alleanza tra cibo e cultura e che le artefici di questo nuovo sguardo e nuovo patto per il futuro debbano essere le donne.
Segno tangibile dell’alleanza è stato il convegno Città donna, ospitato negli spazi dell’Expo. La città ricostruita al femminile. «Grazie all’incontro tra Arcvision Prize e WeWomenForExpo, la riflessione sul futuro dell’architettura sostenibile si intreccia ancora di più con la valorizzazione del ruolo della donna nella società e con il suo punto di vista sui necessari cambiamenti dei luoghi e dei tempi delle nostre vite. Da qui parte un’idea di rigenerazione urbana e sociale delle nostre città e dei nostri territori. Non solo le donne sanno dare sentimento e sensibilità all’architettura: la loro immaginazione ci aiuta a pensare e progettare città più vivibili, più attente ai bisogni della persona, in definitiva più umane», ha spiegato Carlo Pesenti, Consigliere Delegato Italcementi. Il convegno ha visto la partecipazione di Marta Dassù, presidente esecutivo di We Women for Expo: «Credo saranno sempre di più le donne che si occuperanno delle città. Una città sostenibile deve avere tempo e spazio per la vita di chi la abita. Le donne sono parte fondamentale del processo di innovazione». Emanuela Casti, docente all’Università di Bergamo, ha presentato il progetto Rirfo, sviluppato insieme a Italcementi per ripensare le città partendo dalla rigenerazione urbana: riqualificare le città, in particolare le periferie, recuperando edifici obsoleti e aree dismesse, mentre la ridefinizione del ruolo e dell’identità di territori complessi come Milano, sono stati al centro dell’intervento di Ada Lucia De Cesaris, vicesindaco di Milano: «Lo sviluppo di una città prevede diverse tecniche, ma deve sicuramente partire dall’analisi delle esigenze del vivere e dell’abitare. Il valore aggiunto della visione femminile è la capacità di capire che la città non è una cosa astratta e che le scelte di noi amministratori incidono sulla vita delle persone».
Tra gli interventi, anche quello di Luisa Fontana, finalista della prima edizione di arcVision Prize Women and Architecture, che ha sottolineato il contributo che le donne possono dare allo sviluppo delle città: «Noi dobbiamo trovare il coraggio di rivoluzionare i modelli. Oggi è più che mai necessario avere un approccio e una sensibilità diversi rispetto al mondo. Da progettista sento l’esigenza di partire dai bisogni veri, anche delle fasce deboli, in particolare quando si progettano spazi pubblici». Samia Nkrumah, componente della giuria arcVision Prize e Ambassador WE Women for Expo, anche alla luce della sua esperienza come prima leader femminile di un partito politico in Ghana, ha invece raccontato con le sue parole le leve necessarie per un cambiamento. «Bisogna impegnarsi per la felicità delle persone che vivono nelle città, creando ricchezza e benessere. In ogni cambiamento forte le donne sono presenti, ma occorre che accrescano sempre più la loro capacità di decidere».