Building Information Modeling: per alcuni è una necessità, per altri è una filosofia, per la società di ricerca nordamericana Dodge Data & Analytics, specializzata nel settore delle costruzioni, è una delle 10 tendenze del 2016. In principio adottata dalle grandi imprese per gestire i cantieri più complessi, la tecnologia Bim, che non è solo un software e nemmeno un semplice foglio di calcolo, ma una soluzione, offre benefici tangibili a ogni livello di implementazione. Per esempio, consente di produrre documenti molto più accurati che tengono conti di tutti gli aggiornamenti del progetto e delle diverse professionalità coinvolte, dall’architetto, a chi elabora le parti strutturali all’esperto di acustica.
Secondo gli studi Usa, i costi di eventuali errori nei processi di edificazione valgono il 40% del valore dell’operazione, mentre la digitalizzazione consentirebbe di abbassare drasticamente la percentuale, fino ad arrivare al 5%. Possibile? Sì perché ogni componente della squadra sarebbe in grado di apportare le opportune modifiche in tempi brevi e in maniera coerente e precisa rispetto all’intero progetto. Tanto che per le imprese appaltatrici negli Stati Uniti l’uso del Bim è ormai diventato un requisito imprescindibile nella selezione dei fornitori e la prassi si sta diffondendo anche tra i proprietari di immobili per i lavori di ristrutturazione e riqualificazione. Ed è comprensibile visto che promette di verificare le singole attività, le diverse componenti di una struttura i ruoli e le responsabilità dei singoli all’interno di risultato finale. È anche uno strumento per poter misurare il ritorno sull’investimento, ripensare le attività di rigenerazione urbana su basi più precise e magari, migliorare la reputazione industriale di un settore così rilevante per il Pil nazionale.