Oltre 70 anni di vita e di attività ininterrotta . È la storia, tutta emiliana, della Ditta Bartolomei Modesto. L’impresa ha il suo nido a Castiglione dei Pepoli, nell’Appennino Bolognese, ed è attualmente gestita dalla terza generazione. Simone Bartolomei racconta come la sua rivendita di materiali edili sia diventata custode della memoria del Paese e di come, nonostante tutte le difficoltà, si vada avanti senza mollare neanche un centimetro.
Domanda. Quando è nata e come si è sviluppata la Ditta Bartolomei Modesto?
Risposta. L’attività è iniziata nei primi anni Trenta, con il commercio e il trasporto della legna e del carbone. In seguito, a partire dal dopoguerra, l’azienda si è dedicata ai materiali edili e si è ampliata ulteriormente in ferramenta e rifinitura per interni. La nostra struttura è nella zona industriale di Castiglione dei Popoli, comunque a ridosso del centro abitato del paese: 1300 metri quadri di punto vendita con tanto di sala esposizione (di 300 mq) e ampio parcheggio.
D. Che cosa rappresentate per il territorio?
R. Ovviamente il meglio che c’è! Ma sono tanti colleghi bravi ovviamente.
D. E come va il mercato locale?
R. Va male: si sopravvive.
D. Non c’è proprio niente che bolle in pentola? Nuove infrastrutture per esempio?
R. Sì, ci sono infrastrutture. Ma è meglio tenersi alla larga da questa tipologia di lavori, visto che quando si va a lavorare con quei colossi delle multinazionali finisce male. E poi una cosa: Renzi e compagnia bella devono capire che non sono le infrastrutture a dare lo sviluppo. A volte esultano per quei cosiddetti “segnali di ripresa”, ma sono rimbalzi del gatto morto.
D. Cosa si potrebbe o, meglio, dovrebbe fare?
R. Ci vorrebbe una svolta grande, storica. O un miracolo. Non per fare discorsi da bar, ma la politica non fa niente. Abbiamo un debito pubblico che fa spavento: aspettiamo forse che calino le tasse o che crescano i valori delle case? Aspetta e spera…
D. Politica a parte, a livello di categoria come rivenditori o gruppi?
R. Noi facciamo parte di un gruppo che funziona benissimo, il GruppoDec.
D. Suoi colleghi di altri gruppi auspicano un’intesa tra i diversi gruppi, cosa da creare una rete e fare fronte comune. E farsi sentire a Roma…
R. Magari, sarebbe bello. Peccato però che chi è al governo non abbia orecchie per noi: ascoltano solo le assicurazioni, le banche e le lobby. Noi siamo semplici servi della gleba.
D. Torniamo al vostro lavoro quotidiano in senso stretto: il vostro punto di forza?
R. L’assortimento e la qualità dei servizi che diamo ai clienti.
D. Ecco, quanto e come è cambiata la clientela?
R. La domanda è sempre più specializzata e differenziata. Comunque, oggi la clientela è rappresentata per circa un 60% da privati e per il restante 40% da imprese e da enti pubblici.
D. Qual è l’andazzo dei settori merceologici?
R. Il pesante dell’edilizia tradizionale arranca, tutto il resto va un po’ meglio, ma non certo bene.
D. E qual è il trend attuale dell’edilizia?
R. Sicuramente la ristrutturazione. Anche perché di nuovo non ce n’è più.
D. Veniamo al fatturato…
R. È calato del 30-40-50% rispetto agli anni pre-crisi. Ora, da qualche annetto, ci siamo stabilizzati.
D. Lo showroom come va?
R. Male anche lui, perché la gente non ha soldi da spendere.
D. Avete in programma nuove strategia per rafforzarvi?
R. Mi piacerebbe fare qualcosa a livello di vendita online: siamo in fase di studio.
D. Insomma, tirando le fila, non è molto ottimista?
R. Ma no, io sono super ottimista, altrimenti avrei già chiuso. Ma sono anche realista.
Leggi l’intervista a Simone Brambilla, Centro Edile Antonini