La Vanedile, rivenditore di materiali per l’edilizia, è un pezzo di storia di Milano: 60 anni di attività in Via Carlo Dolci, tra Porta Magenta e San Siro, all’insegna della conduzione familiare e della professionalità. Il titolare, Giuseppe Vantusso, racconta l’evoluzione della sua azienda dal 1956, quando appena 16enne affiancò il padre insieme ai fratelli, alle sfide di oggi, soprattutto contro la grande distribuzione organizzata. Nel passato l’edilizia tradizionale, nel presente il Gruppo Made (di cui Vantusso, peraltro, è presidente) e nel futuro…
Domanda. La Vanedile è un’azienda storica di Milano.
Risposta. Quest’anno abbiamo festeggiato i 60 anni di età e di attività ininterrotta, da quando nel marzo 1956 mio padre fondò l’azienda. Via Carlo Dolci, tra Porta Magenta e San Siro, è la nostra casa.
D. La casa di una famiglia-impresa.
R. Proprio così: mio padre, io, mio fratello e mia sorella. In seguito, noi tre figli abbiamo portato avanti l’azienda e ora sono rimasto solo al timone. Ammetto di aver pensato di chiudere, ma ho sempre voluto portare avanti la tradizione di famiglia insieme ai bravissimi collaboratori che sono con me da una vita: il futuro è loro e delle nuove generazioni. Ecco, ho 76 anni e ho iniziato a 16: sono stati 60 anni di lavoro entusiasmante.
D. Ma tiene duro.
R. Sa, oltre l’abitudine e la voglia di tenere alto e vivo il nome di famiglia, è un diversivo e anche un passatempo: senza la Vanedile mi sentirei un po’ perso.
D. Quali sono state le principali tappe di crescita dell’azienda?
R. Ci siamo sviluppati seguendo gli andamenti generali del settore: da impresa generica di materiali pesanti, pian piano ci siamo trasformati in magazzino edile con materiali speciali, ferramenta, attrezzature e tecnologie varie, per essere così presenti e pronti su tutti i nuovi fronti del mercato.
D. C’è stato un crocevia decisivo?
R. Un bel passo è stato fatto con l’aggregazione al Gruppo Made – di cui peraltro sono presidente – che ci permette di essere presenti sul mercato con servizi aggiuntivi per i nostri clienti, oltre che più forti e tutelati nella lotta sui prezzi, così da contrastare la grossa distribuzione organizzata.
D. La vera novità degli ultimi anni.
R. Già, arrivata da circa un decennio, la Gdo si è ben radicata sul territorio. Riunendoci in gruppo proviamo a concorrere, oltre che sui prezzi, soprattutto su servizi, professionalità e capacità di dare consigli alla clientela, cosa sulle quali forse la Gdo non è (ancora) molto performante.
D. Insomma, l’unione fa la forza. Soprattutto in periodo di crisi.
R. Inutile nascondersi: il periodo è quello che è. Si pensava che la congiuntura non fosse così grave e che durasse meno, ma purtroppo non ne siamo ancora usciti. In Vanedile continuiamo a rimboccarci le maniche e a lavorare, insieme a Made, a testa bassa.
D. Qual è la vostra marcia in più?
R. La posizione geografica, che a livello logistico ci premia: siamo in una zona di Milano non ancora aggredita dalla grande distribuzione. Poi, la professionalità che ci permette di servire al meglio i clienti con prodotti speciali, che oggi rappresentano la maggior parte del fatturato.
D. Entriamo nel merito.
R. Piastrelle, finiture, arredo bagno e così via: insomma, l’essenza stessa del lavoro del rivenditore edile, rivolto però ora per il 90% alla ristrutturazione e manutenzione. Per esigenza economiche gli italiani preferiscono, più che rivolgere gli sforzi finanziari verso una casa nuova, ristrutturare quella esistente. E qui la nostra attività sa rispondere bene alle richieste della clientela.
D. Mentre l’edilizia tradizionale non tira più.
R. I materiali pesanti sono ormai una piccola parte del fatturato. Questo vale per noi e per tutte le aziende del settore.
D. Come sopperire al calo generalizzato del lavoro?
R. Con l’esposizione. Noi, a tal proposito, siamo stati dei pionieri aprendo 30 anni fa uno showroom sulla strada. Diciamolo chiaro e tondo: il futuro è la ristrutturazione e il privato, due bacini da catturare con l’informazione. La potenziale clientela cerca le risposte ai suoi bisogni su Internet e noi dobbiamo essere presenti e pronti a fornirgliele.
D. E all’orizzonte cosa vede?
R. Io credo fermamente che il futuro della distribuzione edile sia l’aggregazione, o meglio la fusione.
D. Nel senso che?
R. Devono diminuire le partite Iva.
D. Una parentesi su Milano: il patrimonio immobiliare è strutturalmente obsoleto
R. Certo. L’edilizia che ci circonda, centro storico a parte, ha più di 50-60 anni e ci sarebbe il bisogno di metterci mano, perché è un’edilizia fatta negli anni del Boom quando si costruiva tanto e si vendeva molto, ma si costruiva male.
D. Stacchiamo la spina dal lavoro: la sua squadra del cuore?
R. Io sono un vecchio milanista in una famiglia di soli interisti: le lascio immaginare le discussioni e gli sfottò…
D. Cantante preferito?
R. Faccio parte di una generazione che ha nel cuore Mina, simbolo della mia gioventù.
D. Il libro che ha sul comodino o che ha riletto più volte?
R. Sto rileggendo i libri di Oriana Fallaci, al momento La Rabbia e l’orgoglio per la terza volta.
D. Chiudiamo con gli hobby.
R. La cura del mio terrazzo-giardino: mi occupa tutte le ore del mio tempo libero, le poche che non passo alla Vanedile.