Casa passiva prefabbricata per i rifugiati in Germania

All’alba di un giorno di settembre, una coppia di americani in viaggio per l’Europa sono stati svegliati da un poliziotto. Avevano piantato la loro tenda in un parco nazionale nei pressi di Sundholmen, senza rendersi conto che si trovavano accanto a un accampamento di rifugiati. Quello che una volta era un camping libero era diventato un campo profughi. L’emergenza umanitaria è tale da spingere non solo i governi e le amministrazioni locali, ma anche gli architetti e il mondo accademico a cimentarsi nel compito di creare degli alloggi un po’ più stabili e umani. E il concetto di casa passiva sta attirando l’interesse di diverse città europee, tra cui Monaco e Hannover, come soluzioni abitative a lungo termine per affrontare la portata della crisi. Il Green Flex Studio, progettato da Lang Passive House Consulting e lo studio austriaco F2 Architects, è un prefabbricato indipendente di 245 metri quadrati, con alloggi da 75 metri quadrati,  che richiede fondamenta con sei travi, acqua, rifiuti e collegamenti elettrici. Con costi di edificazione bassi perché ammontano a 142 euro a metro quadro, sebbene comprendano pareti da 45 centimetri, soffitti e pavimenti isolati, finestre a triplo vetro e un sistema di ventilazione meccanica con recupero di calore. Per realizzare un progetto pilota di 10 unità in Aspern, in Austria ci sono sono voluti due mesi di fabbricazione e poche settimane per l’installazione. A lungo termine, molti economisti prevedono l’afflusso di migranti come una manna per l’economia europea, aggiungendo di posti di lavoro in settori come l’edilizia e invertire il calo demografico. Intanto però bisogna trovare delle strategie per affrontare la crisi umanitaria.

La casa passiva prefabbricata Green Flex Studio
La casa passiva prefabbricata Green Flex Studio

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